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Con questa nuova rubrica mensile intendiamo mensilmente creare una costellazione di testi che possa servire a introdurre le nostre lettrici e i nostri lettori ad un determinato argomento. Si tratta di veri e propri consigli di lettura, a mano a mano forniti dal collettivo di Filosofia de Logu.
Per questo secondo numero abbiamo chiesto a Valeria Deplano, docente di storia contemporanea pressoo l’Università degli studi di Cagliari di indicarci dieci testi testi, tutti in commercio, che possono essere utili per cominciare a studiare la storia dell colonialismo italiano.
Per ogni testo sarà fornita la quarta di copertina.
Consigliamo, in caso di acquisto, di rivolgersi alle vostre librerie indipendenti di fiducia.
Nicola Labanca ripercorre le vicende politiche e militari che portarono gli italiani a stabilirsi in Eritrea, in Somalia, in Libia e poi in Etiopia. Ma l’espansione coloniale non fu, anche nel caso italiano, solo politica e guerra. Il volume smonta quindi i messaggi della propaganda colonialista che affascinarono generazioni di italiani al suono di “Tripoli bel suol d’amore” e mostra i pochi reali vantaggi economici che l’Italia trasse dai suoi domini africani. Inoltre descrive la società coloniale d’oltremare, i suoi tratti razzisti, la sua composizione sociale e demografica, le sue istituzioni.
Angelo Del Boca, L’Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte, Laterza, 1992
Del Boca ripercorre in questo libro alcuni momenti della vicenda coloniale italiana in Africa, prendendo in esame i problemi del processo di decolonizzazione e la storia recente del Maghreb, alla ricerca dell’eredità lasciata dall’Italia. Ne risulta un bilancio fallimentare: una memoria storica parziale e distorta, fatta di disinformazione, ignoranza e malafede. E ad essa l’autore imputa i gravi errori della politica estera dell’Italia repubblicana verso le ex colonie.
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale, 4 voll., Laterza, 1976-84
Basandosi su una vastissima documentazione, Del Boca ricostruisce i diversi tentativi colonialistici italiani in Africa Orientale, dai primi anni dopo l’Unità fino all’avvento del fascismo. I protagonisti e le vicende di una tra le più gravi infelici “avventure” della nostra storia.
Angelo Del Boca, Italiani in Libia, 2 voll. Laterza, 1986
Angelo Del Boca completa la sua storia del colonialismo italiano esaminando i rapporti tra Italia e Libia dall’avvento del fascismo, nel 1922, al 1987, quando Gheddafi avanzò le sue pretese sulle Isole Tremiti. Avvalendosi di documenti di prima mano, e spesso inediti, l’autore ricostruisce in modo organico più di mezzo secolo di rapporti italo-libici: dal decennio di conflitti che consentirono agli italiani la totale rioccupazione della Tripolitania e della Cirenaica – guerre in cui il patriottismo e lo straordinario coraggio dei mujiahidin libici si opposero all’estrema durezza degli italiani, che usarono anche armi proibite come i gas – alle devastazioni che la Libia subì nella Seconda guerra mondiale. Si ricostruiscono poi gli anni dell’occupazione britannica e la lotta per l’indipendenza della Libia, il regno di re Idris, il colpo di stato di Gheddafi e la realizzazione della Giamahirija, la cacciata di ventimila italiani e l’attacco missilistico contro Lampedusa.
Barbara Sorgoni, Parole e corpi. Antropologia, discorso giuridico e politiche sessuali interrazziali nella colonia Eritrea (1890-1941), Liguori, 1998
Come venivano visti, nella storia del colonialismo italiano, i rapporti intimi e sessuali tra cittadini e sudditi? E quali furono i mutamenti introdotti dal regime fascista? Il volume presenta uno studio di antropologia storica, volto a ricostruire i modi e i comportamenti considerati leciti nelle relazioni miste, ma anche un lavoro di storia dell’antropologia, sia di quella fisica da tavolino sia di quella etnografica che fu di grande peso per il dominio culturale.
Giulietta Stefani, Colonia per maschi, Ombrecorte, 2007
Quella degli italiani che combatterono o lavorarono nelle colonie africane del fascismo è una storia poco e mal conosciuta. Questo libro intende fornire un contributo di conoscenza sui comportamenti e i sentimenti di quanti, militari o civili, furono coinvolti nella colonizzazione dell’Etiopia (1935-41). Attraverso lo studio di memorie e diari inediti, ma anche della propaganda e della letteratura coloniale coeva, il volume indaga sul significato del colonialismo per gli italiani in termini di identità maschile, sia sul piano dell’esperienza vissuta che su quello dell’immaginario e della rappresentazione, pubblica e privata. Partendo dall’ipotesi della conquista coloniale come “terapia” per arginare la “degenerazione” del maschio e dal mito dell’Africa come luogo di frontiera e “paradiso dei sensi”, il saggio intreccia l’analisi dei modelli maschili e delle politiche coloniali del fascismo con la ricostruzione delle esperienze quotidiane e delle percezioni di sé degli italiani. In particolare, sulla scia di molti studi coloniali stranieri focalizzati sulle variabili di genere e razza, l’analisi si sofferma sulla sfera dei complessi e multiformi contatti con gli uomini e le donne della società locale. Ne emerge un complesso di relazioni tra colonizzatori e colonizzati sicuramente caratterizzato da gerarchie e razzismo, ma anche da rapporti amicali, erotici e omoerotici, paternalistici e, talora, paterni.
Gianluca Gabrielli, ll curricolo razziale : la costruzione dell’alterità di razza e coloniale nella scuola italiana (1860-1950), EUM 2015
Il volume ripercorre la storia del concetto di “razza umana” nell’ambito scolastico italiano tra Otto e Novecento, dal periodo precedente la conquista delle colonie africane agli anni della decolonizzazione. Il termine infatti ha svolto un ruolo cruciale nei processi di costruzione e descrizione svalorizzante dell’«altro», nella giustificazione dell’espansione coloniale nonché nell’opera di “invenzione” dell’identità nazionale. L’indagine tocca tutti gli ambiti disciplinari ma si incentra soprattutto sulla Geografia, tributaria – durante tutto il periodo – del compito di presentare-insegnare la diversità umana agli studenti, trasmettendo loro gerarchie esplicite ed implicite. Questa immagine «razziale» dell’italiano e dell’«altro» (africano, «negro») ha avuto una sua articolata declinazione iconografica che viene ricostruita e analizzata con il supporto di un ampio apparato di immagini.
Emanuele Ertola, In terra d’Africa. Gli italiani che colonizzarono l’impero. Laterza 2017
Il 9 maggio 1936, dal balcone di piazza Venezia, Mussolini annunciava agli italiani la «riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma». L’Etiopia, fin dai tempi della disastrosa battaglia di Adua del 1896, era stata l’oggetto del desiderio del colonialismo italiano. Gli italiani per decenni l’avevano voluta, sognata, avevano ucciso ed erano morti per possederla. Il duce aveva piani grandiosi: eliminare l’emigrazione all’estero popolando l’Etiopia con milioni di italiani, che avrebbero dato vita a una società ideale, produttiva, razzialmente pura e perfettamente fascista. In decine di migliaia risposero all’appello, lasciarono le loro case e partirono, convinti dalla propaganda del regime che avrebbero potuto fare fortuna in una terra ricca di opportunità. La realtà sarebbe stata molto diversa. Ma quali furono le esperienze di coloro che si trasferirono nelle terre del Negus? Dove e come emigrarono? Quanto fu diversa la loro quotidianità da quella vissuta in Italia? Come interagirono con gli etiopici e con il regime? La risposta a queste domande ci restituisce la storia degli uomini e delle donne che colonizzarono l’impero, con i loro sogni e le loro aspettative, le loro esperienze e i loro giudizi su questa breve, ma decisiva, esperienza Oltremare.
Valeria Deplano, Alessandro Pes (a cura di), Quel che resta dell’impero. La cultura colonale degli italiani, Mimesis, 2014
Il “posto al sole” ha tracciato solchi profondi nella mente degli italiani. L’occupazione delle colonie e la costruzione dell’impero sono stati resi possibili dalla diffusione di un mito che ha conquistato l’immaginario e la cultura di un popolo, e ne ha influenzato l’agire. “Quel che resta dell’impero” approfondisce tutti gli aspetti di questa costruzione. La propaganda, sicuramente, l’educazione scolastica, ma anche il violento contributo di una scienza asservita alla bugia dell’invenzione delle razze, dell’assurda gerarchia tra uomini, segnata dal sangue e dalla nascita. Come gli italiani, brava gente, abbiano potuto credere a tutto ciò, non è forse più un mistero così fitto. Questo libro, mettendo in evidenza come i caratteri della mentalità coloniale penetrino in profondità nella società e vi permangano nonostante la fine del colonialismo, è un contributo essenziale per dipanarlo.
Ruth Ben Ghiat, Mia Fuller, Italian colonialism, Palgrave Macmillan, 2005
Italian Colonialism is a pioneering anthology of texts by scholars from seven countries who represent the best of classical and newer approaches to the study of Italian colonization. Essays on the political, economic, and military aspects of Italian colonialism are featured alongside works that reflect the insights of anthropology, race and gender studies, film, architecture, and oral and cultural history. The volume includes many essays by Italian and African scholars that have never been translated into English. It is a unique resource that offers students and scholars a comprehensive view of the field.
Valeria Deplano è ricercatrice di Storia contemporanea all’Università di Cagliari. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia del colonialismo italiano, le sue eredità in periodo repubblicano con un particolare riferimento al razzismo, e le migrazioni post-coloniali in Italia e Europa. Tra le sue pubblicazioni “Europe between migrations decolonization and integration” (con G. Laschi e A.Pes, Routledge 2020) e “La madrepatria è una terra straniera. Libici, eritrei e somali nell’Italia del dopoguerra (Le Monnier 2017).